Storie degli insegnanti

Tanto tempo fa, c’era una giovane ragazza di nome Rebecca che non aveva mai visto il mare. Suo padre era il capitano di una nave mercantile che, nonostante le richieste della figlia, coraggiosa fin da quando era nata, di portarla con lui, si ostinava a non portarla con lei. “Tu sei troppo preziosa per me.” Le diceva sempre lui “Non potrei sopportare di perderti.” “Però puoi sopportare di vedermi triste e scontenta!” Gli rispondeva lei “TUTTI in questo paese hanno fatto un viaggio per mare, TUTTI! Perché loro sì ed io no?” Diceva Rebecca, correndo fuori dalla stanza.

Pochi giorni dopo, suo padre dovette partire e, come sempre, la venne a salutare. Ma non appena uscì di casa, Rebecca, furbetta, si travestì da marinaio e, poco prima di uscire dalla finestra con la corda che aveva legato, si guardò allo specchio: ora non vedeva più una ragazza scontenta, ma una marinaia pronta a tutto.

Rebecca

Scese dalla finestra e corse al porto più veloce che poteva: riuscì ad imbarcarsi sulla nave appena in tempo, con tanto di rimproveri del capitano, con il quale dovette trattenersi dall’ impulso di abbracciarlo e di rivelare la sua identità: sarebbe stata costretta a tornare a casa. Rebecca, sotto il nome di Pervinca, dopo non essere stata scoperta per pochissimo, corse a svolgere i suoi compiti: pelare le patate, pulire il ponte, preparare il cibo per i pasti, riordinare la libreria di bordo, ecc. Faceva tutto ciò bene e cantando come un usignolo. La sua presenza rincuorava la ciurma, rimettendola nello spirito giusto per lavorare. Ma, ovviamente, si era fatta una terribile nemica: Viola, la consigliera del capitano, la quale invidiava Rebecca per la sua bravura e il suo incredibile ottimismo. Decise che doveva toglierla di mezzo e riuscì ad escogitarne il modo.

Rebecca

Un giorno, il capitano era di pessimo umore perché pensava alla figlia, che riteneva lontana. “Se solo Rebecca fosse qui!” diceva tristemente “Anche se Pervinca me la ricorda molto!” “Capitano! Capitano!” urlò Viola “Che ne direbbe di fare una festa sulla nave? Di sicuro la tirerebbe su di morale! Io, però, non inviterei mai Pervinca!” “E perché?” chiese il capitano “Quella ragazza lavora sodo e rasserena la ciurma.”

“Non ha gli abiti adatti: farebbe solo una gran figuraccia!” disse Viola “Se è solo per questo, non c'è problema! Le presterò uno degli abiti che tengo per mia figlia! Così sarà come avercela vicino!” rispose sicuro il capitano. “Ed ora corri ad avvisare i marinai! Devono esserci tutti! Sbrigati!” Mentre Viola pensava ad avvertire la ciurma, il capitano andò da Rebecca: la fece andare in una stanza, le consegnò l'abito e le diede notizia della festa. Lei si sentì male: se avesse cambiato acconciatura, il padre si sarebbe accorto subito di chi lei fosse in realtà e non avrebbe più avuto pace.

Rebecca

“Vi ringrazio per il vostro gesto, signore, ma non credo di voler partecipare alla festa! A me piace leggere e starmene sola, non essere circondata dalla gente ed essere costretta a ballare!” tentò di dire Rebecca. “Ve ne prego, madamigella Pervinca, mi ricordereste mia figlia, così lontana da me! Oh, se il mare non fosse così infido, la porterei con me! Le piacerebbe così tanto…” disse il capitano. “Va bene, sarò presente” disse infine lei “Ma non chiedetemi di farmi la treccia: non sarei in grado di farla.”

“Vi ringrazio e vi raccomando di essere puntuale! La festa inizierà alle ore 19:00. A stasera!” la salutò soddisfatto lui. Una volta tirato un sospiro di sollievo, Rebecca rilassò la scopa e diede un’occhiata all’orologio: erano le 18:00! Lei si fece una doccia, si mise velocemente l’abito e si guardò allo specchio: assomigliava molto, troppo, a quella che era prima di salpare. Si inscurì la faccia e salì in coperta.

Raggiunse il capitano, che, ironizzando, le disse: “Sicura di non essere mia figlia?” “Sicurissima!” rispose lei, un po’ preoccupata. Si allontanò malamente da lui: dopo i comodi pantaloncini da marinaio, si sentiva impacciata con la gonna. Ma rimase zitta. La festa iniziò, tra canti e danze, e Rebecca non si poteva neanche fermare: ogni volta che finiva di ballare con una persona, c'è n’era sempre un altra che le lo chiedeva.

Rebecca

Alla fine, stanchissima, si sedette, dando la possibilità a Viola di attuare il suo piano. Infatti, la ragazza, parlando con un ufficiale, lo chiuse in una stanza e lo uccise, poi lo infilò sotto il letto di Rebecca e tornò fuori urlando: “ Accorrete! C’è un cadavere sotto al letto di Pervinca! Qualcuno faccia qualcosa!”.

In un batter d'occhio, musica e danze si spensero, lasciando posto ad un'atmosfera di sorpresa. Tutti guardarono la povera ragazza che, impotente, corse in camera sua per cambiarsi e chiarire quella storia. La ciurma la seguì e, ritrovato il cadavere, la condannarono all’impiccagione.

Lei, per tutta risposta, essendo già cambiata, corse dal capitano, gli rese il vestito e disse: “È ora che tutti conoscano la mia vera identità!” corse quindi nel bagno, con tanto di urla del capitano, e si tolse il colore dalla faccia. Lui la riconobbe e le chiese delle spiegazioni. “Io non ho ucciso nessuno. Non potrei mai e tu lo sai. Prima che tornasse sù, però, ho visto Viola assieme alla persona che è stata trovata morta. Ritengo, perciò, che sia stata lei ad ucciderlo per liberarsi di me.”

“Ora gliela faccio pagare!” urlò furioso il padre, ed uscì per spiegare tutto alla ciurma. Ma c’era un problema più grande: la nave era stata attaccata da una piovra! Lui tentò di portare la figlia sottocoperta ma quest’ultima, più agile e scattante, si stava già arrampicando con una corda sull’albero di maestra.

Rebecca

I marinai la guardavano stupiti. Quando giunse finalmente in cima, legò la corda al primo ramo che trovò, si aggrappò ad essa e cominciò a girare vorticosamente attorno all’albero, tirando tremendi schiaffi alla piovra, che tentava invano di mangiarsela. Il padre, intanto, stava facendo imbarcare i marinai sulle scialuppe di salvataggio.

Tutti tranne Viola, che lasciava volentieri sulla barca per vendetta. Quando vide che le scialuppe erano quasi piene, Rebecca saltò sul ponte e si imbarcò sulla scialuppa del padre. Mentre la barche si allontanavano, Viola venne divorata dalla piovra, che se ne andò soddisfatta. Rebecca, invece, dopo qualche anno prese il posto del padre, diventando lei stessa capitano. Visse tranquilla e serena e, quando fu il momento, se ne andò, leggera come la brezza del mare.

Forum